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Torre d’Oglio: la storia del ponte di barche

Mica per niente Bertolucci ci ha girato Novecento. Intorno, un labirinto di chiuse, golene, sbarramenti, sifoni, chiaviche, stazioni di sollevamento. E poi argini, fontanazzi, confluenze, idrovore, canali di scolo e canali di bonifica che si incrociano, si sovrappassano in una trama indecifrabile, con l´Oglio che scorre più alto rispetto alla pianura e la può inondare in ogni momento. E il Po, che nei millenni s´è cercato la strada in cento modi diversi, lasciando tracce impressionanti di alvei in secca, e oggi, ancora qui, compie la sua virata più spettacolare. Dopo Pomponesco, il Dio Serpente si gira verso le sorgenti, risucchiato dall´Oglio che subito lo rigurgita in direzione del Delta, in un´altra pazzesca curva da autodromo.

Il sito ufficiale del Parco Oglio Sud propone uno degli itinerari al Ponte di barche mentre il sito del Turismo di Mantova dice: “l’Oglio si può discendere in canoa, da Isola Dovarese a Torre d’Oglio, meglio se in due tappe: il percorso complessivo è di 45 chilometri per circa 10 ore di navigazione. A Torre d’Oglio il vecchio ponte in barche suggerisce di terminare la corsa, per evitare i flutti insidiosi della confluenza col Po; ma, per i più esperti, va detto che la discesa può continuare sul grande fiume ancora a lungo, fino…alla laguna veneta! Altrimenti ci si lascia guidare dai lupi d’acqua dolce che organizzano gite in battello con partenze da Cremona, da Boretto e da Mantova: le società di questi marinai gestiscono moderne motonavi che svolgono escursioni anche personalizzate, cioè confezionate su misura per le esigenze dei gruppi che prenotano.”

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Redazione