La salute del sonno è un tema di crescente rilevanza, soprattutto in un’epoca in cui i disturbi del sonno sono sempre più comuni.
Il sonno è un elemento cruciale per il nostro benessere fisico e mentale. Secondo gli esperti, un adulto dovrebbe dormire tra le 7 e le 9 ore a notte, ma la realtà è ben diversa. Un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) rivela che circa il 30% della popolazione globale soffre di disturbi del sonno. Questa carenza di riposo non è solo un problema di stanchezza, ma è stata collegata a una serie di gravi condizioni di salute, tra cui obesità, diabete di tipo 2, malattie cardiache e depressione. Inoltre, la mancanza di sonno compromette la nostra capacità di concentrazione, produttività e umore, influenzando negativamente il nostro benessere psicologico.
In media, un essere umano trascorre circa un terzo della propria vita dormendo. Ogni notte, sogniamo da tre a cinque volte, accumulando circa due ore di sogni. Si stima che, nel corso della vita, una persona possa trascorrere sei anni a sognare. Anche se non tutti ricordano i propri sogni, questi giocano un ruolo importante nell’elaborazione emotiva, nel mantenimento dell’equilibrio psichico e nel consolidamento della memoria. La qualità del sonno, dunque, si riflette non solo sulla nostra salute fisica, ma anche su quella mentale.
Incubi e demenza: esiste una correlazione?
Non tutti i sogni sono piacevoli. Gli incubi, in particolare, possono avere effetti deleteri sulla qualità del sonno, portando a risvegli improvvisi e a difficoltà nel riaddormentarsi. Un recente studio condotto presso l’Università di Birmingham ha ipotizzato che la frequenza degli incubi potrebbe essere un indicatore precoce del rischio di sviluppare demenza.
Il ricercatore Abidemi Otaiku del NIHR (National Institute for Health Research) ha presentato i risultati del suo studio del 2022, il quale mirava a scoprire se i partecipanti con una maggiore frequenza di incubi all’inizio della ricerca avessero maggiori probabilità di sperimentare un declino cognitivo o di ricevere una diagnosi di demenza. La ricerca, pubblicata nella rivista eClinicalMedicine di The Lancet, ha messo in evidenza una chiara correlazione tra incubi frequenti, in particolare durante la mezza età e l’età avanzata, e un maggior rischio di sviluppare demenza. Questa condizione si caratterizza per la compromissione delle funzioni cognitive, come memoria e capacità di svolgere le attività quotidiane.
I ricercatori hanno esaminato tre studi statunitensi su salute e invecchiamento, coinvolgendo migliaia di persone seguite per un periodo compreso tra cinque e nove anni. I risultati hanno mostrato che i partecipanti di mezza età che segnalavano incubi settimanali avevano quattro volte più probabilità di subire un declino cognitivo. Inoltre, gli anziani avevano il doppio delle probabilità di ricevere una diagnosi di demenza.
Un aspetto interessante dello studio è il diverso impatto degli incubi sui generi. Il collegamento tra incubi e demenza è risultato significativamente più forte negli uomini rispetto alle donne. In particolare, gli uomini anziani che presentavano incubi settimanali avevano cinque volte più probabilità di sviluppare demenza, mentre nelle donne l’aumento del rischio era del 41%. Questo suggerisce che potrebbero esserci fattori biologici o sociali che influenzano la risposta agli incubi e i loro effetti sul declino cognitivo.
Per migliorare la qualità del sonno e, di conseguenza, ridurre il rischio di incubi e declino cognitivo, è fondamentale adottare buone pratiche di igiene del sonno. Queste includono:
- Stabilire una routine di sonno regolare
- Creare un ambiente di riposo confortevole
- Limitare l’assunzione di caffeina e alcol
- Ridurre l’uso di dispositivi elettronici prima di coricarsi
Inoltre, attività come meditazione e yoga possono aiutare a ridurre l’ansia e migliorare la qualità del sonno.