La Giornata Mondiale della Neve, osservata ogni terza domenica di gennaio, è un importante richiamo per mettere in luce la vulnerabilità degli ambienti montani e le conseguenze dei cambiamenti climatici. Quest’anno, il 19 gennaio, l’evento ha suscitato l’attenzione di esperti e cittadini, rappresentando un’opportunità per affrontare le sfide attuali e future legate alla neve, risorsa fondamentale per molte località, anche da un punto di vista economico. Organizzazioni come Legambiente hanno sollecitato una maggiore consapevolezza riguardo alla rapidità con cui gli ecosistemi di montagna stanno cambiando.
Studi recenti, tra cui uno condotto nel 2024 dall’Università di Trento e dall’Eurac Research di Bolzano, hanno evidenziato un drastico calo della copertura nevosa nelle Alpi italiane. Negli ultimi cento anni, la neve si è ridotta del 50%, creando un serio allarme per il futuro di questi ecosistemi. Un aspetto preoccupante di questa trasformazione è la diminuzione della durata del manto nevoso, che si presenta in media un mese in meno rispetto a un secolo fa. Tale cambiamento è strettamente legato all’aumento delle temperature, che ha raggiunto i 2°C in più rispetto ai valori storici. Questa situazione colpisce principalmente le Alpi sudoccidentali e contribuisce a una percezione distorta dell’equilibrio idrico locale.
Uno dei segni visibili di questa crisi è rappresentato dal ginepro comune, un arbusto che si sviluppa a quote elevate sopra i 2000 metri. La sua crescita è in correlazione con la durata della neve; man mano che il manto nevoso si scioglie più rapidamente, il ginepro riesce a prosperare, indicando un fenomeno di riscaldamento alle elevate altitudini. Questa situazione solleva interrogativi sulla sostenibilità delle pratiche attuali e sulla necessità di rivedere i metodi di gestione degli ecosistemi montani.
Le conseguenze della diminuzione della neve non si limitano esclusivamente alle aree montane ma si estendono anche ai corsi d’acqua che ne dipendono per la loro alimentazione. Fiumi come il Po e l’Adige hanno mostrato deficit idrici allarmanti, con un abbassamento della copertura nevosa alimentante del 61% registrato al 10 gennaio 2025. Anche gli Appennini non sono esenti da questa crisi; nonostante nevicate abbondanti, la rapidità della fusione della neve porta a incertezze nei flussi idrici. Un esempio lampante è il Tevere, il quale ha visto il suo deficit idrico passare da un già preoccupante -24% a dicembre a un critico -88% a gennaio.
Queste problematiche si riflettono su una varietà di fattori: dall’agricoltura alla disponibilità di acqua potabile, fino alle possibilità di praticare attività economiche legate al turismo. È evidente che il cambiamento climatico sta alterando i modelli tradizionali di gestione delle risorse idriche, richiedendo pertanto un’analisi seria e un intervento tempestivo da parte delle istituzioni.
Legambiente ha tracciato un piano dettagliato per affrontare la diminuzione delle nevicate e le sue conseguenze, sottolineando tre punti chiave che richiedono attenzione urgente:
È quindi essenziale ripensare l’offerta turistica in montagna, non solo per preservare l’ambiente ma anche per garantire un futuro sostenibile alle comunità locali, spesso fortemente dipendenti da queste attività.
La necessità di una gestione più responsabile delle aree montane ha portato alla creazione del dossier Nevediversa, il quale raccoglie esempi di pratiche virtuose implementate per promuovere il turismo sostenibile. Tra le iniziative più significative spiccano:
Valle Maira : Questa valle ha trovato nella mancanza di grandi impianti sciistici un’opportunità, diventando un rifugio per gli amanti di sport tra cui sci di fondo, alpinismo e ciaspolate. Il Consorzio Turistico Valle Maira ha accumulato oltre 130 partner, impegnandosi attivamente a vietare veicoli motorizzati sulle strade bianche e spingendo per un turismo consapevole e sostenibile.
Balme : Con una popolazione di soli 98 abitanti, questo comune ha abbandonato il modello delle grandi stazioni sciistiche per dedicarsi invece ad attività alternative come ciaspolate ed escursionismo. Il progetto europeo “Beyondsnow” ha aiutato Balme a reinventarsi in risposta alla scarsità di neve, dimostrando che anche le piccole località possono adattarsi e prosperare.
Dolomiti Paganella Future Lab : Questo progetto coinvolge direttamente residenti e visitatori nella creazione di un modello di sviluppo sostenibile per l’Altopiano della Paganella. Attraverso iniziative come il “Manuale delle buone pratiche”, viene promossa una nuova narrativa del turismo che armonizza la qualità della vita e la tutela del territorio.
Saisera Wild Track e Sound Track : Situato a Malborghetto-Valbruna, questo progetto punta a far diventare la neve una risorsa centrale per il turismo invernale, integrando sport, storia e tradizioni locali. I percorsi non solo attraggono escursionisti, ma sono arricchiti da eventi culturali come l’Advent Pur, arricchendo l’offerta turistica della regione.
Cooperativa Valle dei Cavalieri, Succiso : Grazia a un agriturismo e un ristorante gestiti collettivamente, questo borgo ha saputo contrastare lo spopolamento e attrarre visitatori, rappresentando un esempio di comunità attiva e rinata.
Questi esempi testimoniano come l’innovazione e la cooperazione possano rispondere ai problemi legati al cambiamento climatico, permettendo alle montagne di continuare a vivere e a prosperare anche in un contesto di grandi sfide. La strada da percorrere è sicuramente in salita, ma le iniziative intraprese dimostrano che una gestione innovativa può fare la differenza.